In Senato si discute l’introduzione della cedolare secca sul reddito da locazione di immobili ad uso commerciale, novità che potrebbe rappresentare una vera rivoluzione nel mondo degli affitti.
Cos’è la cedolare secca?
La cedolare secca è un regime di tassazione sostitutivo dell’Irpef e delle relative addizionali sui redditi da locazione introdotto nel 2011, che garantisce al proprietario l’esenzione da imposta di registro e da imposta di bollo, tributi ordinariamente dovuti sui contratti di locazione.
Si tratta di un’opzione che offre vantaggi anche per gli inquilini, visto che la scelta della cedolare secca comporta l’impossibilità per il locatore di chiedere l’aggiornamento del canone, inclusa la variazione ISTAT. Inoltre, ai fini dell’applicazione dell’aliquota del 10%, il canone d’affitto è determinato secondo dei parametri concordati e “calmierati”.
Questo regime sostitutivo prevede due aliquote che possono essere applicate in base alle caratteristiche specifiche del contratto:
- tassazione del 21% sui contratti d’affitto a canone libero di immobili locati a fini abitativi;
- tassazione ridotta del 10% per i contratti d’affitto a canone concordato.
Cedolare secca: quali sono le novità in arrivo?
Finora l’opzione della cedolare si poteva esercitare esclusivamente per immobili di categoria catastale da A/1 a A/11, esclusa l’A/10 (uffici e studi privati), concessi in affitto ad uso abitativo, ma qualcosa sta cambiando.
Infatti è in arrivo una possibile novità sugli affitti, grazie alla proposta di legge in corso di esame al Senato.
Si tratta della legge n. 2117 contenente misure per la tutela e lo sviluppo dell’artigianato “nella sua espressione territoriale, artistica e tradizionale”, che prevede l’estensione del regime della cedolare secca anche ai locali commerciali.
Nello specifico, se venisse approvata, l’estensione del regime della cedolare secca non interesserebbe tutti i locali commerciali, ma esclusivamente i contratti di locazione di immobili adibiti a laboratori per arti e mestieri.
Infatti l’art. 3 prevede che la cedolare secca possa essere optata solo in caso di:
contratti di locazione commerciali rientranti nella categoria C/3 (laboratori per arti e mestieri: attività a carattere artigianale) di superficie non superiore a 600 metri quadrati.
In pratica, l’opzione sarà consentita per i canoni di locazione di immobili a uso commerciale su contratti stipulati a decorrere dall’anno successivo a quello in corso alla data dell’entrata in vigore della legge, per un periodo che non superi i cinque anni.
I canoni relativi a tali contratti di locazione potranno essere soggetti al regime della cedolare secca con l’aliquota al 10%, in alternativa al regime ordinario attualmente vigente.
Qualora la norma venisse confermata, contribuirebbe a combattere l’evasione fiscale e a contrastare la desertificazione dei centri urbani, in parte conseguenza della chiusura di molte attività, specialmente in questi due anni di pandemia.
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